LA STORIA DEL TABACCO IN ITALIA

Il tabacco ha una lunga storia e, a partire dalla scoperta dell’America e delle sue ricchezze da parte di Colombo, ha avuto un impatto significativo nell’evoluzione storico culturale di tanti paesi.
Il tabacco fu introdotto in Europa nel 1560 dall’ambasciatore francese in Portogallo Jean Nicot, a cui dobbiamo la derivazione della parola “nicotina”. L’ambasciatore Nicot aveva osservato l’effetto curativo del fumo rituale indiano e inviò la polvere di tabacco alla regina Caterina de Medici, regina consorte di Francia, suggerendole di utilizzarlo come trattamento per le rinomate e terribili emicranie di cui soffriva il figlio, il sovrano Francesco II.
La cura parve avere effetto tanto che il Duca Francesco I di Guisa propose di chiamare quest’erba “Nicotiane” e il tabacco diventò l'”erba della regina”.
A seguito del suo iniziale successo medico il tabacco fu chiamato in modi diversi tra i quali “Medicea”, “Cateriniana”, “Erba del signor priore”, “Erba santa”, “Erba per tutti i mali”, “Panacea antartica” e anche “Erba dell’ambasciatore”. È solo verso la fine del XVI secolo che comincia ad apparire la parola “tabacco”.
Il tabacco in Italia: tra religione e storia
In Italia il tabacco fu introdotto da Prospero Santacroce, nunzio apostolico nel Regno del Portogallo che nel 1560 donò alcuni semi di tabacco a papa Pio IV. Avido di denaro, il cardinale Santacroce, fu spesso oggetto di pasquinate a Roma proprio per i suoi forti interessi legati al commercio del tabacco in Italia.
L’uso del tabacco si intensificò sempre di più proprio tra gli ecclesiasti che, oltre a procurarsi un piacere nel fiutarlo o nel fumarlo, lo consideravano un rimedio per mantenersi casti.
Il tabacco però iniziò ad essere utilizzato anche durante lo svolgimento delle funzioni religiose, il che costrinse la chiesa ad un intervento diretto. Fu così che Urbano VIII nel 1642 emanò la Bolla con la quale si scomunicava chiunque avesse fumato o fiutato tabacco in chiesa.
La produzione del tabacco in Italia
L’Italia ha una lunga storia nella produzione del tabacco: introdotto nel XVI, da allora è diventato una coltura importante in molte regioni.
Ancora oggi il nostro Paese mostra diversi segni della cultura agricola e tabacchicola lungo tutto il territorio. In alcune regioni è possibile percorrere l’Alta via del Tabacco dove oltre ai terrazzamenti e le antiche case a mezza costa, è possibile vedere ancora oggi anche i pozzi e i sistemi per raccogliere l’acqua piovana, oppure i ghiacciai e i nascondigli del tabacco, così come le mulattiere selciate, i castagneti, i boschi da legna e i rifugi dei contrabbandieri.
Nel XIX secolo la produzione del tabacco è diventata sempre più popolare, e oggi il paese è un importante produttore di sigarette, tabacco da fumo, tabacco da masticare e tabacco da fiuto. Nel corso del tempo l’Italia è diventata famosa anche per la produzione di sigari di alta qualità, soprattutto nella regione della Sicilia.
La qualità del tabacco italiano è molto apprezzata a livello mondiale, e l’Italia esporta il suo prodotto in molti paesi.
I tabacchi maggiormente coltivati in Italia sono il Virginia, coltivato soprattutto in Umbria e in Veneto, il Burley, Paraguay e Badischer, coltivati per lo più in Campania, il Kentucky, in Toscana e Lazio, Erzegovina e Xanthi Yakà, in Puglia, il Perustitza, in Abruzzo, Havanna e Maryland, nel Lazio.
Quali colture di tabacco ci sono state nel Lazio?
Anche nel Lazio il tabacco è stato diffuso in particolare nel XIX secolo, sviluppando la tradizione sia della coltivazione che della lavorazione del prodotto, principalmente per la produzione di sigarette. Il tabacco richiede un clima specifico, e il Lazio con le sue lunghe estati calde e umide è un’area ideale per questa pianta.
All’inizio dell’Ottocento infatti, a Cori nel Lazio si diffonde il tabacco Moro. Nell’agro di Pontecorvo, nella Valle del Liri, dove già alla fine del Settecento si coltivava la qualità Brasile, si afferma invece, fino ai tempi recenti il Moro di Pontecorvo. Del resto, nuove qualità di tabacco fanno il loro ingresso nella penisola come nel caso del Kentucky, del Burley e del Maryland (Campania e Lazio).
Negli anni la coltura del tabacco laziale ha attraversato momenti di difficoltà a causa di fattori economici e di concorrenza, sebbene ancora oggi molti agricoltori nella regione continuano l’attività producendo alcune varietà di ottima qualità.
Pontecorvo: una lunga storia di produzione di tabacco
A Pontecorvo, in provincia di Frosinone, il tabacco viene coltivato da molte generazioni e la città ha una lunga tradizione di lavorazione e commercializzazione del prodotto, diventato una parte importante della vita economica e sociale della comunità. La qualità del tabacco locale è molto apprezzata a livello regionale e nazionale, in particolare la varietà Kentucky Black.
Nel XIX secolo la produzione di tabacco locale si è ampliata rapidamente, grazie alla crescente domanda. Durante il XX secolo la produzione ha attraversato momenti di difficoltà, a causa della concorrenza e di fattori economici. Gli agricoltori locali hanno investito in nuove tecnologie e hanno lavorato a lungo per migliorare la qualità del loro prodotto, mantenendo viva la tradizione.
Oggi Manifattura Mediterranea ha il vanto di portare avanti una lunga tradizione di coltivazione del tabacco.
